Rispunta l’ipotesi di estensione della cedolare secca agli affitti commerciali, tra le possibili novità della Legge di Bilancio 2019, il regime di tassazione agevolato anche per le locazioni di negozi, l’estensione cioè della cedolare secca al 21% o al 10% anche per gli affitti di negozi, per equiparare le regole previste per affitti ad uso abitativo a quelle per gli affitti commerciali. L’introduzione della cedolare secca ha prodotto vantaggi sia per i proprietari di immobili che per lo Stato, perché da un lato la possibilità di optare per la tassazione sostitutiva Irpef del 10% o del 22% ha consentito a molti proprietari di immobili di risparmiare sulle imposte dovute e, parallelamente, è stato possibile arginare il fenomeno degli affitti in nero: la “propensione all’inadempimento” si è ridotta del 40% (fonte Confedilizia). Con la cedolare secca sarebbe in sostanza possibile, per i proprietari di immobili locati a fini commerciali, optare per la tassazione sostitutiva al 21% al posto delle ordinarie aliquote Irpef e comporterebbe immediati vantaggi per i proprietari di immobili locati come negozi, magazzini e in genere locali commerciali, e ancor di più se ad essere estesa dal 1° gennaio 2019 sarà anche la cedolare secca al 10% in caso di contratti a canone concordato. Cos’è la cedolare secca sugli affitti? Si tratta di un regime di tassazione facoltativo introdotto in favore di persone fisiche, titolari di reddito di proprietà o di diritto reale di godimento di un immobile dato in affitto. Applicando la tassazione a cedolare secca e quindi l’aliquota agevolata del 10% o del 21% sul reddito da locazione, il locatore sceglie di sostituire la tassazione ad aliquota variabile Irpef, addizionali, imposta di registro e imposta di bollo con l’applicazione di un’imposta sostitutiva. Soprattutto per quanto riguarda la cedolare secca 10%, per i contratti a canone concordato, ovvero non soggetto a rivalutazioni Istat e fisso per tutta la durata del contratto di affitto, si tratta di un’opzione conveniente.